Ogni cosa che ci circonda è vibrazione: la nostra mente viaggia secondo vibrazioni e a seconda dello stato vibrazionale in cui si trova, accadono determinate cose all’interno del nostro cervello che condizionano anche il nostro corpo. Ecco come usarli anche nell’advertising e nel marketing.
Il dottor Heinrich Wilhelm Dove fu il primo a scoprì i suoni binaurali già nel 1839, in Prussia. I suoni binaurali sono in grado di portare il nostro cervello in un determinato stato vibrazionale.
Il meccanismo dei suoni binaurali che si instaura è questo: se al nostro cervello vengono date due frequenze diverse da un orecchio rispetto all’altro, il cervello crea al centro una frequenza di differenza.
Grazie a questa scoperta si comprese, dunque, che è possibile portare il cervello ad una determinata frequenza avvalendosi di altre frequenze indotte dall’esterno.
Questa scoperta venne accantonata fino al 1973, quando Gerald Oster pubblicò sulla rivista Scientific American un articolo dal titolo “Auditory beats in the brain”.
I suoni binaurali sono quindi delle particolari frequenze musicali che, stimolando l’ascolto, possono influenzare il nostro cervello, l’umore e lo stato d’animo portandoli in uno stato di apertura e di coscienza tale da favorire la concentrazione, il rilassamento e l’apprendimento.
La natura è in cima alla lista
dei potenti tranquillizzanti e dei riduttori di stress.
È stato accertato che il semplice suono dell’acqua che scorre
riduce la pressione arteriosa.
Il suono è stato visto nella storia come uno strumento per promuovere la salute fisica ed emotiva del corpo fin dalle antiche culture e civiltà. Gli Egiziani utilizzavano i canti vocali nella guarigione dei malati perché credevano che le vocali avessero particolari doti curative e fossero sacre. I monaci tibetani utilizzano dei contenitori chiamati ciotole di canto, che credono essere un simbolo dell’aldilà, dell’indicibile e dell’inconoscibile, le cui vibrazioni sono state descritte come il suono dell’universo che si manifesta in terra. Anche nei popoli indiani d’America, che usavano la medicina tradizionale degli indios, venivano chiamati a guarire un membro malato della tribù, chiedendo alla divinità una canzone in un sogno o in una visione, che avrebbe insegnato loro come effettuare il trattamento di guarigione.
La psicoacustica è lo studio della percezione soggettiva umana dei suoni. Più precisamente è lo studio della psicologia della percezione acustica. Lo studio di questa scienza diventa quindi fondamentale nel marketing e nell’advertising odierno.
Infatti, ciò che si sente non è solamente una conseguenza di carattere fisiologico legata alla conformazione del nostro orecchio, ma comporta sempre delle implicazioni psicologiche.
Il neuromarketing e il neurobranding sicuramente possono utilizzare i suoni binaurali in una strategia di comunicazione che vada a stimolare le emozioni e le percezioni.
Per capire i fondamenti percettivi del suono dobbiamo prima conoscere come operano le nostre onde cerebrali.
I nostri pensieri, emozioni e comportamenti sono legati ai neuroni. Le onde cerebrali infatti sono generate da impulsi elettrici che lavorano all’unisono, da masse di neuroni che interagiscono tra loro. Le onde cerebrali sono divise in cinque diverse larghezze di banda, che vanno a formare quello che definiamo: lo spettro di coscienza umana.
Le frequenze cerebrali misurate fino ad ora nel cervello umano sono state divise in 5 range di frequenze:
* gamma (30 > 70 Hz): sono rare ed emesse durante stati di estasi, compassione e profonda ispirazione;
* beta (14 > 30 Hz): sono molto tipiche, emesse durante le nostre normali attività quotidiane;
* alpha (8 > 13,9 Hz): sono quelle emesse quando sogniamo ad occhi aperti o siamo intensamente ispirati e focalizzati in un’attività creativa;
* theta (4 > 7.9 Hz): sono presenti durante la fase REM del sonno, quando stiamo sognando;
* delta (0,1 > 3,9 Hz): vengono emesse durante il sonno profondo.
I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa
Come funzionano i suoni binaurali?
Uno studio scientifico pubblicato nel 2014 sull’European Journal of Neuroscience ha affermato che la stimolazione uditiva mediante i toni binaurali può effettivamente essere un approccio non invasivo utile per influenzare l’attività elettrica del cervello.
L’uso dei suoni binaurali potrebbe fornire anche nuove opzioni per migliorare la memorizzazione, tanto importante nell’advertising e nel marketing.
Questo settore sta conoscendo ormai da alcuni anni uno sviluppo straordinario: basti pensare che presso il Patent Office degli Stati Uniti sono depositati più di 171 brevetti di software e altre tecnologie basate sui battiti binaurali per modificare in modo controllato gli stati mentali.
Sono ormai una realtà più che affermata le decine di produttori di software e tracce audio e allo stesso tempo le decine di migliaia di persone che utilizzano i battiti binaurali per aumentare la propria creatività, la memoria, la concentrazione, le proprie capacità intuitive.
Per dimostrare le qualità della registrazione binaurale Sennheiser ha prodotto Ambeo Smart Headset è la prima cuffia al mondo per la registrazione del suono 3D.
Sennheiser ha fatto realizzare un breve filmato dove si viene catapultati auditivamente nel mezzo di un thriller. Il tutto utilizzando semplicemente un iPhone e le cuffie Ambeo. Il risultato è un filmato che ci permette di immedesimarsi nei panni della protagonista. La tecnologia binaurale utilizzata nel sistema Ambeo di Sennehiser ha lo scopo di fornire al cervello le stesse informazioni che gli arriverebbero da una situazione reale. Il compito del sistema di registrazione Ambeo è proprio quello di catturare rumori e voci nel modo più vicino a quello naturale.
Un altro interessante studio è stato realizzato con un diverso metodo di terapia del suono. Sono state usate ciotole di canto himalayano, poi si è passati al suono del Gongs, per tornare alle ciotole di canto di cristallo, per terminare con delle percussioni.
La ricerca è stata condotta in due differenti modalità. La prima è stata una esperienza dal vivo all’interno di una vasca del suono, dove le persone erano sdraiate sul pavimento e hanno ascoltato circa 35 minuti di suono. La seconda invece consisteva in una registrazione disponibile online. L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di comprendere se il suono dal vivo è più o meno efficace del suono digitale registrato.
Nel complesso, l’esperienza in uno studio dal vivo è stata più emotivamente partecipata e commovente, con i partecipanti in grado di mettere la loro esperienza per iscritto e vivere nel dettaglio le emozioni provate. Il buon esito è stato legato alla presenza degli strumenti e al fatto che le vibrazioni potevano essere percepite in viaggio attraverso il corpo, mentre il suono registrato sembrava creare un’introspezione più profonda. È un po’ come paragonare l’essere ad un concerto dal vivo o l’ascoltare la registrazione del medesimo concerto. Il primo ascolto è più eccitante ma il secondo più coinvolgente.
Indubbiamente i suoni binaurali possono e potranno essere usati come canali comunicativi da parte delle aziende che sono sempre più alla ricerca di elementi inediti per la memorizzazione del loro prodotto. E il suono è sicuramente una sfida interessante per i brand.
Neuromarketing e neurobranding
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