Secondo gli analisti di JWT Intelligence i nomadi digitali stanno cambiando la velocità di diffusione dei trend e sempre più velocemente si affermano nuovi modelli di target che destabilizzano il positioning tradizionale
C’è una nuova categoria di Millenials chiamata: nomadi digitali. Questi venticinque/trentacinquenni sono una nuova realtà di business presente nel mercato di branding.
Possiamo definirli come un nuovo tipo di cittadino globale, che necessità di comunità di riferimento e che è portatrice nel mondo di nuove esperienze di brand. Questa generazione, che ha reso popolare l’anno sabbatico, sta diffondendo il suo collettivo vagare anche nell’età adulta.
Questi giovani hanno da poco finito l’università e magari hanno già un primo impiego, ma ricercano nel mondo globalizzato il proprio posto. Non è detto che abbiano necessariamente un obiettivo di lavoro avente come punto di riferimento l’estero, ma vedono nell’uscire dal nostro paese una fonte di ricchezza di cultura e di esperienze. Culture ed esperienze che poi si riverseranno sulla loro vita lavorativa.
L’esperienza di brand vissuta da queste persone diventa quindi fondamentale in quanto esporta nel mondo le aziende e i gusti italiani: dal mondo della moda al food, al digital fino ai prodotti di nicchia e più tradizionali.
Ne consegue che la necessità e la bontà di profili professionali, con carriere di alto livello internazionale, stanno diventando un elemento sempre più richiesto dalle aziende, poiché i ranghi dei nomadi digitali diventano sempre più numerosi, produttivi e flessibili, ma soprattutto in grado di lavorare da qualsiasi luogo.
Sono nate già delle società che propongono esperienze di ricerca di sé stessi, della propria identità e allo stesso tempo lavorative come ad esempio Remote Year. Remote Year riunisce gruppi di professionisti per viaggiare, vivere e lavorare in diverse città del mondo per 1 anno suddiviso in esperienze che cambiano ogni mese: 1 anno = 12 esperienze professionali e di vita diverse.
Remote Year si occupa di tutto: il viaggio, l’alloggio, il lavoro di gruppo e altri aspetti della logistica durante il percorso. Fornisce spazi di lavoro affidabili in ambienti confortevoli in tutto il mondo, impiegando team locali competenti per curare esperienze culturali coinvolgenti e offrire una rete di supporto per i compagni di viaggio che spesso diventano partner commerciali e amici per tutta la vita.
Il programma prevede una selezione tra le candidature con un processo di individuazione delle proprie competenze per riunire in un gruppo professionisti provenienti da diversi background, settori e paesi per ciascun programma. Una nuova routine ogni mese, sperimentando un nuovo stile di vita ogni trenta giorni per 12 esperienze, non solo cambiando paesi, ma anche la propria routine quotidiana da quando ti svegli a quando vai al lavoro. Ciò permette la formazione di personalità poliedriche e professionalità composite non più legate direttamente agli studi compiuti.
Si configura quindi come un’attività di team building di qualità grazie a team game, team experience, team wellbeing (esperienze di gruppo ludiche, esperienziali o di benessere).
Il mio viaggio in Remote Year e la mia amorevole nuova famiglia mi hanno insegnato a prendermi cura di me stesso, come essere il mio protagonista e il mio più grande fan. Mi hanno insegnato ad amare me stesso, a fidarmi di me stesso e dei miei talenti. Stima, hanno fortificato la fiducia, la pace e la forza dentro di me e negli altri. Non avrei potuto chiedere un anno migliore.
Avevo già lavorato e viaggiato prima da solo o con un amico, tuttavia sapevo che c’era un gruppo con cui potevo unirmi, fare amicizia, fare rete, fare affari, ispirarmi, apprendere nuove competenze mentre sono in viaggio per il mondo e mi diverto con questo stesso gruppo. Personalmente non penso che ci sia un’opportunità migliore di questa.
La crescita professionale che ho vissuto durante Remote Year e il lavoro da remoto non sarebbero stati possibili in un tipico lavoro d’ufficio dalle 9 alle 5. Ho notevolmente migliorato e ampliato le mie competenze dalla gestione dei clienti, proposte di pitching e contratti di scoping a ricerca, copywriting e design.
I benefici di queste esperienze dei nomadi digitali saranno reali?
Al momento sono calcolabili in minima parte ma già lo studio dal titolo: The Future 100: Trends and Change to Watch in 2018 della famosa agenzia di marketing e ricerca newyorkese J. Walter Thompson Intelligence ne traccia delle possibili utilità.
Infatti i nomadi digitali stanno diventando anche brand ambassador di una italianità che può essere esportata… ma di questo ne parleremo prossimamente.
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