Le neuroscienze ci danno le regole per influenzare il comportamento dei clienti. La fluidità cognitiva è l’attitudine del pubblico a scegliere e prediligere prodotti e servizi che ci risultano familiari e di facile comprensione. Ecco come metterla in pratica.
Oggi bisogna essere sempre più consapevoli che le neuroscienze e il neuromarketing hanno un potere molto forte nell’utilizzo da parte del pubblico dei social network, della fruizione di un sito web, o la lettura di un post in un blog.
Sappiamo che le neuroscienze ci permettono di scegliere quali colori sono più indicati per attirare l’attenzione dei potenziali clienti o per quanto tempo è probabile che qualcuno mantenga un interesse per un messaggio.
Più sai come funziona la mente, più puoi prendere decisioni consapevoli.
Applicare quindi questi studi può migliorare l’esperienza dell’utente e aiutare a mantenere i potenziali clienti abbastanza a lungo sul sito o nei social network in modo da realizzare una conversione all’acquisto.
Infatti il numero di micro decisioni che prendiamo il giorno è sbalorditivo. Uno studio del 2014 ha mostrato che i visitatori giudicano un sito web in 0,05 secondi, quindi più velocemente di un battito di ciglia. Mentre uno studio del 2016 di Microsoft ha rilevato che l’attenzione delle persone si è ridotta a otto secondi al massimo.
La deduzione logica è che le persone preferiscono consumare contenuti semplici e inconsciamente evitare informazioni che appaiono complicate o troppo articolate.
Questa caratteristica del nostro cervello è chiamata: fluidità cognitiva.
Ecco perché le persone amano le abbreviazioni nei messaggi, i claim costruiti su 3 parole, i comandi veloci. Questa ottimizzazione e risparmio di attenzione vale per tutto, dai tweet, ai siti web, ai post dei blog: più è facile capire i contenuti, più è probabile che il pubblico rimanga attento. Al primo segno di complessità, scapperanno via.
Il nostro cervello è pigro e vuole sforzarsi al minimo, soprattutto in ambito ludico, ricreativo e pubblicitario che è quello in cui operano i siti web, i blog e i social network.
Diverso è se l’argomento è di tipo formativo. Ad esempio un blog di medicina avrà una natura diversa rispetto ad uno che tratti di moda o di videogiochi.
Less is more
Cosa puoi fare per semplificare la tua comunicazione e sfruttare la fluidità cognitiva del tuo publico?
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Ciao Mariano,
ti faccio una domanda (ma potresti anche rispondermi con un prossimo post dedicato se lo ritieni opportuno): quali libri consiglieresti per crearsi un solido percorso formativo sul neuromarketing e sui temi principali correlati?
Personalmente, ho già letto molti testi più o meno “divulgativi” e più o meno “marketing-oriented” (M. Lindstrom, D. Kahneman, R. Cialdini, A. Saletti, J. Medina, S. Kosslyn, R.Thaler, P. Maxwell).
Di fatto ci si imbatte in tante sfaccettature e tanti punti di vista: dalla psicologia alla semantica, dal design all’economia, dalla neurologia alla statistica, ma qualcosa di organico, che presenti la materia in maniera strutturata agli addetti del settore, ancora non l’ho trovato.
Hai consigli da offrirmi(ci)?
Grazie e complimenti per questo blog, che trovo sempre molto stimolante.
Michele Dileo
Grazie Michele per il tuo commento.
Al momento ti consiglio questi due libri:
1. “The Persuasion Code: How Neuromarketing Can Help You Persuade Anyone, Anywhere, Anytime” di Morin Christoph e Patrick Renvoise;
2. “The Choice Factory: How 25 Behavioural Biases Influence the Products We Decide to Buy” di Richard Shotton .
Buona lettura