Neuromarketing: il Bias dell’ottimismo e la felicità nel marketing

I neuroscienziati Margaret Marshall e John Brown raccontano gli effetti dell’ottimismo nella nostra società e come un creativo o un marketer può trarne vantaggio. Vi racconto alcuni esempi e modalità di utilizzo.

Con il termine ottimismo intendiamo la tendenza a considerare il lato più favorevole degli eventi o delle condizioni e ad aspettarsi un risultato positivo. E di questo aspetto il neuromarketing sa dare indicazioni corrette.
Questo modo di pensare si riflette in molte attività odierne che compiamo come ad esempio quando prendiamo un autobus o un treno senza conoscere il conducente.
L’ottimismo è presente in forme diverse in tutte le culture del mondo, con alcune differenziazioni sul fatto che veramente porti alla felicità.
L’ottimismo, infatti, assicura la felicità, come ci racconta Tali Sharot, neuroscienziata cognitiva, nel suo speech tenuto al TEDx dal titolo: L’inclinazione all’ottimismo.

Guardare il lato positivo può dare alle persone la fiducia necessaria per riuscire, incoraggiarli a provare nuove sfide con una speranza futura che spinge alla felicità. In quest’ambito le neuroscienze insegnano e il neuromarketing ne può trarre vantaggio.

Essere ottimisti su se stessi può dare fiducia. Senza fiducia è difficile riuscire in molti aspetti della nostra vita. Se qualcuno è ottimista su ciò che può fare, proverà più esperienze e provare nuove sfide crea felicità.
Quando una persona è ottimista su ciò che può fare, è in grado di fare di più dal momento che è più sicura di sé. È quello che spiego ai miei clienti quando mettiamo in piedi una campagna di brand positioning dopo diversi fallimenti avvenuti nel passato con altri consulenti.

In uno studio recente i neuroscienziati Margaret Marshall e John Brown hanno studiato gli studenti con grandi aspettative (ottimisti) e quelli con basse aspettative (pessimisti).
Hanno scoperto che quando gli studenti con grandi aspettative hanno successo, attribuiscono questo successo al proprio talento. Quando hanno fallito, non era perché erano stupidi, ma perché l’esame era semplicemente ingiusto nei loro confronti. Questi soggetti quindi di fronte ad una sconfitta pensano che la prossima volta faranno meglio.


Le persone con basse aspettative pensano esattamente il contrario. Quindi quando hanno fallito era perché erano stupidi, e quando ci sono riusciti era perché l’esame era davvero facile. La prossima volta la realtà li riporterà con i piedi per terra.
La ricerche di questi due neuroscienziati portano alla conclusione che l’ottimismo porta al successo, che alla fine permette di raggiungere e garantire la felicità.
Quando le persone sono ottimiste su ciò che possono fare, saranno in grado di fare di più.
L’ottimismo infatti è interconnesso con l’apertura mentale, poiché un ottimista pensa che la maggior parte degli eventi possano avere un esito positivo.

Un libro che offre uno spaccato di come l’ottimismo possa influire sulla nostra esistenza è La vita è nostra della scrittrice statunitense Ayn Rand.

L’ambientazione è in una società immaginaria nella quale ogni persona viene cresciuta in comunità, vive per la comunità e si identifica nella comunità. Equality 7-2521, il protagonista, viene assegnato dal Consiglio della Vocazione al ruolo di Spazzino. Questo ruolo non gli va bene perché è una persona datata di una mente particolarmente brillante come la sua. Non tarda infatti ad avventurarsi in luoghi inesplorati che risalgono ai Tempi Innominabili, e la scoperta del mondo che è stato va di pari passo con quella di se stesso.
Equality offre molti esempi in cui l’essere ottimisti riguardo alla vita porti ad un lieto fine. Un esempio è quando Equality scopre una stanza nascosta e scopre l’elettricità. Dato che Equality era ottimista comprende che questa innovazione aveva il potenziale per essere di grande convenienza per tutti e garantire più felicità.

Un altro esempio in Anthem è quando Equality scappa assieme ad altri compagni per trovare una nuova vita. Ovviamente erano estremamente ottimisti riguardo alla loro sopravvivenza, dal momento che fuggire dalla loro comunità utopica avrebbe normalmente assicurato la morte agli occhi di un normale cittadino.
Questo è un esempio di ottimismo e la sicurezza di ottenere quello che vogliono. Fecero quello che volevano e finirono per ottenere un’abbondante quantità di felicità.


L’ottimismo assicura la felicità perché con l’ottimismo si può ancora credere nel bene e nella speranza.

La fiducia, quindi provare nuove sfide, e la speranza sono tutti fattori correlati all’ottimismo.
Quando le persone usano l’ottimismo, assicurano gioia per se stessi.
Attraverso l’atteggiamento ottimistico, rispetto a quello realistico o pessimistico, l’umanità può raggiungere un senso di felicità.

  • Si può essere felici solo se è felice anche la società in cui si è calati.

    Nancy Kress
    Scrittrice statunitense

È importante quindi per chi lavora nella creatività, nel web marketing e nei social media mantenere questo ottimismo senza cadere però nell’ottimismo irrealistico di cui ho già parlato nell’articolo intitolato: L’inclinazione all’ottimismo: un bias cognitivo fondante la nostra vita professionale.

Se con la nostra attività creativa e di marketing riusciamo a diffondere ottimismo la nostra società sarà migliore e migliorerà di conseguenza anche il nostro vivere comune. E i neuroni specchio su questo possono aiutarci nel nostro lavoro.
Se lavoriamo con persone ottimistiche, il lavoro sarà più stimolante e gradevole.
In fondo l’ottimismo può essere un buon archetipo che può guidare la nostra vita e anche le vendite di prodotto.

Proviamoci almeno!

About the author

Brand strategist, esperto neuromarketing e neurobranding e founder laurea Magistrale in Web Marketing & digital communication dell'università IUSVE | Da sempre presente nel mondo social ho coltivato la passione per la comunicazione lavorando in radio come speaker, scrivendo romanzi per ragazzi, insegnando all’università, come brand strategist per aziende e agenzie, tenendo numerose conferenze sul mondo della comunicazione, dell’advertising e del web.

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