Il mirroring: che cos’è, definizione ed esempi

Il mirroring: che cos’è, definizione ed esempi. Tutti noi quando parliamo, quando ci muoviamo, quando siamo in interazioni sociali, che cosa facciamo? Gesticoliamo, respiriamo, ci muoviamo in continuazione.

Questo è un processo naturale che ci capita, ci è stato insegnato da bambini come si doveva fare, ma c’è un tipo di comportamento che non ci è stato insegnato, che è quello del mirroring. In realtà le mamme sanno bene come si utilizza questo processo comunicativo, perché le mamme sanno calmare un neonato sussurrandogli delle parole dolci all’orecchio, e quindi riescono a entrare in empatia con il proprio figlio e riescono addirittura ad ottenere un risultato diverso da quello che noi riusciremmo a realizzare.

Questo comportamento si chiama proprio mirroring, è una tecnica che mira a riprodurre la comunicazione sia verbale, sia non verbale, del soggetto che ci sta di fronte, al fine di creare un rapporto di sintonia e di empatia. E quindi questa empatia si traduce in un abbassamento della nostra soglia di attenzione.

Il termine mirroring deriva appunto dall’inglese mirror, che vuol dire specchio, quindi è come se noi ci specchiassimo nei linguaggi o negli atteggiamenti fisici nei confronti dell’altra persona.
Tutto ciò permette che le persone che le persone che entrano in contatto con noi si sentano bene accolte, si sentano comprese, si sentano, come si dice tradizionalmente, si empaticamente in relazione con noi.

Il mirroring può essere verbale, in cui il soggetto evidenzia le similitudini del linguaggio, quindi se uno parla velocemente, anch’io parlo velocemente, se uno parla lentamente, anch’io parlo lentamente, perché così potremmo dire, che lo faccio sentire a casa. Oppure esiste il mirroring fisico, che si realizza mimando il linguaggio del corpo che l’interlocutore sta adottando in quel momento: se una persona si siede distante da un tavolo, anch’io che interagisco con lui, posso allontanarmi dal tavolo in modo che abbiamo la stessa parità di distanza. Questo permette un abbassamento delle soglie di difesa del soggetto e quindi una capacità di ingresso emozionale, nei confronti di chi ci sta di fronte, maggiore.
Esiste anche il mirroring del respiro, che è molto efficace per stabilire un buon rapporto, ma che permette anche di mettere a disagio una persona: è possibile tramite un mirroring utilizzando il respiro in un determinato modo, mettere ansia nella persona che ci sta di fronte o, addirittura, calmarlo.

Il mirroring ovviamente passa inosservato perché non siamo abituati a utilizzarlo, o meglio, magari alcuni lo utilizzano inconsciamente ma non l’abbiamo mai studiato, quindi passa in secondo piano. Però provate a pensare la potenza di questo strumento e, soprattutto, la potenza che ha nei confronti, quando viene utilizzato dalle agenzie di comunicazione, dei brand, per condizionarci nei nostri comportamenti di acquisti.

Quindi la parola che dobbiamo ricordare in questo periodo è quella del mirroring, fate attenzione se qualcuno si sta specchiando su di voi o vi sta specchiando. 

  • Se la tua organizzazione esige il successo prima dell’impegno, non otterrà mai nessuna delle due.

    Seth Godin
    Scrittore e marketer
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About the author

Brand strategist, esperto neuromarketing e neurobranding e founder laurea Magistrale in Web Marketing & digital communication dell'università IUSVE | Da sempre presente nel mondo social ho coltivato la passione per la comunicazione lavorando in radio come speaker, scrivendo romanzi per ragazzi, insegnando all’università, come brand strategist per aziende e agenzie, tenendo numerose conferenze sul mondo della comunicazione, dell’advertising e del web.

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