Inbound marketing: che cos’è, definizione ed esempi. Noi sappiamo che ogni azienda ha bisogno di clienti per poter sopravvivere nel mercato e deve sempre avvicinare il proprio brand e i propri prodotti al pubblico.
I pubblicitari nella storia dell’advertising si sono continuamente interrogati su quale fosse il modo migliore per raggiungere il target prestabilito e convincerlo soprattutto all’acquisto di un prodotto e ne hanno escogitate tantissime e conosciamo tantissime modalità pubblicitarie realizzate per ottenere questo obiettivo.
Questa modalità comunicativa viene chiamata outbound marketing, cioè marketing in uscita ed è incentrata su un messaggio direzionato unicamente verso il cliente, quindi dall’azienda verso il target di riferimento, verso il consumatore.
Molte teorie sono state formulate e sono le teorie storiche riguardanti il mondo dell’advertising.
Ma il mercato digitale oggi propone una nuova modalità che è chiamata inbound marketing, cioè marketing in entrata, che consiste appunto in un piano strategico che ha come obiettivo un obiettivo di corporate, cioè l’essere trovati dai potenziali clienti.
Se l’advertising tradizionale era dall’azienda verso il consumatore, l’inbound marketing è dal consumatore, dal cliente, verso l’azienda. Quindi il rapporto si inverte: mentre il marketing in uscita aveva il compito di spingere il prodotto verso il pubblico, attraverso i vari canali pubblicitari allora a disposizione, il marketing in entrata crea consapevolezza. Quindi attrae, aiuta i clienti ad avvicinarsi al brand, a rendere il brand ovviamente affascinante.
Quindi il termine inbound marketing potremmo dire che è stato coniato da Brian Halligan, CEO di HubSpot, ed è sinonimo di un altro concetto che viene definito permission marketing, cioè quella parte di marketing che permette al cliente di ritrovare l’azienda stessa.
Oggi le persone infatti sono bombardate dagli annunci pubblicitari, pensate nei social network quanta pubblicità riceviamo, ma anche su YouTube appena parte un video, subito parte la pubblicità e dopo possiamo, eventualmente, skipparla dopo un po’ di secondi.
Questo overflow di informazioni, quindi questa continua valanga di informazioni che ci raggiungono, determinano inevitabilmente un’indifferenza da parte del pubblico, cioè il pubblico è assuefatto da tutti questi metodi di marketing, che sono dei metodi che però sono tradizionali, pur essendo utilizzati nell’ambito digital. L’inbound marketing è tutt’altra cosa, infatti l’obiettivo dell’inbound marketing si realizza in tre fasi:
Il GET FOUND, il farsi trovare, l’azienda deve far trovare il proprio prodotto al cliente, quindi non è l’azienda che raggiunge il cliente ma è il cliente che raggiunge il prodotto.
Secondo step è il CONVERT, convertire il pubblico generico in propri follower particolari. E poi ANALYZE, che è la terza e ultima fase. Analizzare il processo di engagement e valutare le eventuali condotte positive che si sono realizzate per trasformarlo in un pubblico fidelizzato.
Prenditi il rischio e continua a testare, perché quello che funziona oggi non funzionerà domani, ma quello che ha funzionato ieri potrebbe non funzionare oggi.
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